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In viaggio tra le Isole Ionie

Il viaggio di Safira allle Ionie

In viaggio tra le Isole Ionie

Racconta il mito che Zeus colpito da un incantesimo, si innamorò perdutamente di “Io” figlia del re di Argo. Sua moglie Era, cornuta e gelosissima, non stette a guardare e scatenò tutta la sua rabbia nei confronti della nuova concubina ed amante. Cominciò quindi una vera e propria caccia al fedifrago ed alla di lui amante, con scene degne della migliore commedia all’italiana. Una per tutte, quella in cui Zeus, sorpreso a letto con Io dalla moglie Era, per risparmiarsi la proverbiale frase “amore, non è come pensi, posso spiegarti tutto”, trasforma la sua amante in una giovane mucca, giusto un attimo prima dell’arrivo della moglie. Ma la dea Era, cornuta ma non fessa, si fece regalare la giovenca e per punirla le inviò un tafano affinché la pungesse in continuazione. Fu così che la povera Io ex amante di Zeus ed ora fanciulla-giovenca, per trovare ristoro e fuggire alle punture del tafano si gettò in mare che prese così il nome di mar Ionio!

Non c’è da stupirsi che in Grecia ogni pietra, ogni luogo ed ogni isola porti con se una trama di narrazioni mitologiche che ne raccontano le origini. Ancor di più se questi luoghi sono quelli raccontati da Omero nell’Odissea.

Comincia, dunque, oggi un appuntamento settimanale con il quale racconteremo alla nostra maniera la storia, la geografia, ma anche il mito e la gastronomia delle Isole Ionie meridionali in cui navigheremo da maggio ad ottobre di quest’anno. Una rubrica che può essere una piacevole anticipazione per chi ci accompagnerà in questa avventura o semplicemente una maniera di viaggiare con la fantasia per coloro che non avranno la fortuna di navigare in queste acque. Cominciamo quindi il nostro viaggio, quello fatto per il momento di parole ed immagini e chissà quante di queste meraviglie riusciremo a scoprire insieme sentendone l’odore e vivendone la presenza. Si parte allora…Buon vento!

L’Eptaneso

Dal greco ἐπτά (sette) indica l’arcipelago costituito, appunto, da sette isole che si trovano nel mar Ionio (povera la nostra Io) a sud del canale di Otranto. Le Isole principali sono Corfù, Paxos, Lefkada, Itaka, Cefalonia, Zante e Cerigo ma in realtà l’arcipelago conta molte più isole minori per dimensioni ma certamente non per importanza e bellezza. Noi abbiamo deciso di concentrarci ed esplorare le seguenti: Cefalonia, Itaka, Kalamos, Kastos, Meganisi e Lefkada. Ognuna di esse è talmente ricca di baie, paeselli, ripari, spiagge e specchi d’acqua meravigliosi che meriterebbe un viaggio a se per essere conosciuta fino in fondo.

Ma per cominciare a raccontarvi le Isole Ionie devo fare un passo indietro e dirvi di uno strano superpotere che ho sviluppato in tanti anni di viaggio. Si tratta di una sensazione e la (quasi) certezza di saper distinguere tra la folla un italiano a prescindere dal fatto che parli. A tradirlo non sono solo i vestiti firmati ed i colletti alzati delle polo, ma anche la fisionomia e soprattutto un’intensità nello sguardo. Tra gli italiani, poi, i siciliani sono per me ancora più inspiegabilmente riconoscibili. L’osservazione è stata d’altra parte essenziale nel mio lavoro di psicologo. Ma c’è un luogo, in cui tutte le mie divinazioni sulle origini degli sconosciuti, crollano miseramente: la Grecia ed in particolare proprio le Isole Ionie. Ed allora mi sono chiesto come mai il mio superpotere non funzionasse proprio qui. E forse ho trovato una spiegazione proprio nella storia di queste isole. Nell’insieme l’arcipelago, per la sua posizione intermedia tra occidente ed oriente del Mediterraneo, è stato fin dalla notte dei tempi, conteso da imperi e corone che volevano estendere il loro dominio in tutto il bacino. Il susseguirsi di dominazioni straniere ha lasciato in queste isole un’impronta unica costituita dalle mille eredità culturali che partendo dall’antica e nobile Grecia e passando per l’impero Ottomano, Romano e Bizantino, approdarono fino alle più recenti dominazioni, veneziane, francesi ed Inglesi. Ed ecco forse la chiave! Le isole Ionie come la Sicilia, sono oggi il risultato di mille dominazioni di popoli europei e medio orientali, che hanno lasciato in queste terre le loro culture, le loro abitudini, i codici transpersonali e la loro genetica. Un fitto intreccio di identità ed inedito. D’altra parte mi è capitato che una volta un greco mi dicesse sorridendo: “Grecia e Italia: una fazza una razza!”. Adesso capisco, la “stessa razza” a cu si riferivano è quella bastarda! Ma è proprio a questo precipitato di mille diversità che si deve la bellezza culturale odierna di queste isole.

Le Isole Ionie a tavola

Se vuoi conoscere il vero cibo  delle Isole Ionie devi andare nelle Taverne! A differenza di quanto il termine faccia pensare, le taverne non sono dei luoghi dove si va a bere (o non solo) ma delle vere e proprie osterie in cui si cucina ancora in maniera casereccia. A differenza di quanto si possa pensare, gli abitanti delle isole Ionie sono storicamente stati più agricoltori ed allevatori che pescatori e questo si evince molto bene anche a tavola. I piatti tipici sono quindi a base di carne e verdure anche se il pesce sarà possibile trovarlo magari con ricette meno elaborate. La cucina è forte, semplice e gustosa. E’ fatta principalmente di ingredienti freschi in cui l’olio d’oliva la fa da padrone. Generalmente il pasto comincia con piccoli antipasti detti mezèdes o orektika come i dalmodès, polpettine di riso o trito di carne avvolte in foglie di vite e condite con salsa di uova e limone o magari come le pitàkia, sfoglie ripiene di pollo, formaggio carne o verdure. Prosegue poi con piatti principali di carne come i souvlàkia, spiedini alla brace o i gyros una specie di kebab di chiara derivazione turco araba che si gusta accompagnato dalla pita, un pane semplice come la piadina condito spesso con tzatziki (salsa di yogurt e cetriolo all’aglio, cipolle e pomodoro). Oppure ci si può imbattere in delle monumentali  e gustosissime costolette di agnello alla brace, di cui adesso non ricordo il nome in greco e che spesso vengono servite con un trionfo di patate fritte degne dei migliori ricordi infantili a casa della nonna. Ed ancora potremmo gustare la famosa moussaka, sformato di melanzane, patate, ragù e besciamella o per tornare al mare potremmo assaggiare la taramosalata un gustoso purè di uova di pesce, pane inumidito, olio, limone e pepe che faccia da contorno magari all’htpodi il polpo generalmente cotto nell’aceto o in umido.

In Grecia si mangia senza fretta ed in genere il pasto si conclude con dolci e liquori che il più delle volte vengono offerti dalla casa. Potrebbe capitare così di assaggiare la melomakàrona un dolce a base di frutta secca, miele e cannella ricoperto da pistacchi (ancora una volta di matrice medio orientale) il tutto bagnato da un liquore dolce come Il Mavrodafni o dal mitico Ouzo a base di anice o ancora, come preferisco io, dallo Tsipouro che ricorda tanto la nostra grappa.

Si dice che i cuochi delle taverne siano orgogliosi di mostrare il loro cibo in cottura e quindi non è inusuale chiedere di entrare in cucina per osservare le preparazioni. Questa segno di genuinità è il simbolo del carattere della loro cucina e poco importa se non dovesse corrispondere al vero quella storia che racconta che il cappello bianco degli chef derivi proprio dai cuochi grechi che nel medioevo, lavorando nelle cucine dei monasteri, cominciarono ad indossare questi lunghi cappelli bianchi per distinguersi da quelli neri indossati dai monaci.

Alla prossima settimana!

Isole Ionie

 

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